Per loro la pulizia non era un bisogno.
Appena i ragazzini mi vedevano spuntare dalla scorciatoia, si spandevano pei campi a gridare: el maiester, gh'č chi el maiester. I due studenti, dopo un quarto d'ora o una mezz'ora, comparivano trafelati, gocciolanti, i piedi imbragacciati, le mani inguantate di palta, con una gran voglia di mangiare. Aprivano l'armadione e addentavano un "grugno" di pane che stritolavano spiegando i quaderni o i libri di lettura. Si incominciava circondati da una brigata di fanciulli che stava lė stupita, a guardarci come bestie rare a fianco al vecchio che ci veniva col Lima, un cagnaccio di guardia che si appiatava, il muso tra le gambe.
- E cosė avete fatto il dovere?
- Poveri giovanotti, rispondeva il padre, dove volete che trovano il tempo?
Č la segatura del fieno. E se non ci sta al pelo a quella razzapaglia di braccianti, si verrebbe a casa coi carri vuoti. Del resto non monta, se non basteranno tre mesi, ve ne pagherō quattro, vi basta?
- Gaetano, ripetetemi l'alfabeto.
- Era come se gli domandassi: il nominativo va prima o dopo il verbo?
- Ditelo voi, Luigi.
- A, n, o....
- Ma no, ma no. Bisogna metterselo nella testa, bisogna. Lo ripeterō ancora una volta, ma state attenti. Mi raccomando.
E con pazienza benedettina infilzavo le ventitre lettere. A be ce de e ef. Ricordatevi che le vocali sono cinque: a e i o u,
- Gaetanino, quante sono le vocali?
- Sei.
- Ditelo voi Luigi.
- Quattro.
Ci vollero due mesi nč pių nč meno per ruscire a far loro distinguere le consonanti dalle vocali.
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Lima Luigi Luigi
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