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Con lei furono tre mesi altalenati di desiderii a mezzo soddisfatti. Ma i più belli, i più veri, i più memorabili di tutta la mia vita trambasciata. I pensieri vergini, il cuore vergine, l'anima vergine. Era il senso che germogliava sotto il fuoco della prima passione. - O Adele, noi ameremo, noi saremo più di una volta amati. Ma i miei baci, ma le tue carezze, ma il nostro alito, ma il tuo silenzio, ma i nostri abbracci, non li troveremo più, mai più.
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Eravamo parchi di parole e di promesse. Quando ci sentivamo vicini, non sognavamo più nulla. Era molto se si diceva: ti piacerebbe essere mia, tutta mia? Oppure:
- Mi vuoi tanto bene, Giorgio?
- Tanto!
Tuttavia una sera fui sorpreso. Era buio buio e pestavamo la neve che incominciava a liquefarsi. Noi, senza punto curarci dell'umido che succhiavano i nostri piedi e del freddo che ci marmorizzava la pelle, sostavamo suggellandoci una vittoria di baci. Le avevo appena schiacciato le labbra ch'essa fantasticando, mi sparò a bruciapelo:
- Scappiamo!
- Pazza!
Con questa parola le avevo frantumato la cimba del suo ideale, Un'altra volta sdrucciolò in un altro desiderio.
- Come sarebbe bello, Giorgio, avere una casuccia bianca bianca, in mezzo a un bosco vestito, tutto verde, colla capra.... Una capra da mungere.
E io di rimando:
- E una zatteruccia da percorrere un lago increspato, di notte, quando la luna inaffia la superficie e la natura esala il suo inno fecondatore!
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Adele Giorgio Giorgio
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