Il dottore? Figuratevi, č a quattro miglia. Un poveraccio che si sente male, se aspetta il dottore, ha tempo di morire. Chi si va a chiamare? Il prete. Una notte ardeva il cascinale del povero Landi - sapete, quel grosso cascinale lā in fondo, e chi si č chiamato? Il prete. Il prete pompiere, il prete veterinario, il prete medico, il prete agricoltore e via via. Del resto non mi lamento. Intristisco meno. O vogliamo un po' andare, Giorgione?
*
* *
Infilammo un vicolettaccio di siepi, di brughiere, adombrato qua e lā da noci gigantesche che dispiegavano i fronzoli in capacissime ombrelle.
- Maiester! maiester!
- Ohe, chi c'č?
- Maiester! maiester!
- Birichini, guardate di non cascare. Vado a dirlo a papā Santino che gli mangiate le noci.
Giravano sui rami, s'attorcigliavano, arrapinavano e si rimpiattavano sotto al fogliame come covo di merli.
- Che etā quella, Giorgione!
- Proprio, Don Giovanni,
- Peccate che non lo si sappia!
Ci trovammo in mezzo alla biada, parte falciata e parte no. I manipoli mietuti, sul suolo siccome trofei atterrati da un vento precipite, gli altri, i pennacchi immobili, accidentati al sole che li indorava.
- Quanta avena, don Giovanni!
Di dietro, all'ombria, i villani scaglionati, supini, fracidi di fatica, affocati dall'ardenza che usciva dalla terra e discendeva dal cielo, cogli occhi socchiusi, le braccia imbracciate sotto alla cervice, che si lasciavano rifare le forze dalla polenta che avevano stipata nello stomaco da mezzora.
| |
Landi Giorgione Santino Giorgione Don Giovanni Giovanni
|