Per conoscerla è necessario uno studio speciale. Bisogna sapere che la bestia carbonchiosa è assalita da eserciti invisibili di parassiti implacabili che le assorbono l'ossigeno del sangue - parassiti battezzati dalla scienza col nome di bacterii.
- Va bene don Giovanni, ma non c'è modo di guarirle?
- La scienza è impotente.
- Oh signore Iddio!
- Proprio, non c'è che lui che possa fare la grazia. O bravo Mangiafagioli. Così. Prenditi in mano la torcia e fammi chiaro.
- Questa sì, questa si può guarire Marchini. Avete in casa dei vescicanti?
- No, don Giovanni.
- Non importa. Mangiafagioli, conducimela fuori sotto al portico che le fo immediatamente un salasso alla vena giugulare e se non basta le trafiggo un setone al costato.
Mangiafagioli tirò fuori il bestione e lo legò all'anello infisso al muro. Dalla giogaia abbondante che gli andava penzolone fino al cavo delle gambe, si capiva che era di razza italianissima. Sgualinava come un moribondo e lasciava cadere le orecchie gualcite e macchiettate di morelli.
- Vedete Giorgio, mi disse il buon prete sguainando una lamuccia d'acciaio scintillante, come è asciutto il musello? Non potete sbagliare. Quando quello specchietto lì senza peli non è cosparso di rugiada, potete scommettere che la bestia ha la febbre.
E coll'ultima parola trapassò la pelle del bove che dilatò come trasognato le ciglia. Ansava come un mantice e il sangue gli usciva a fiotti, rosso, denso e correva giù coagulato nella secchia.
- Basta, don Giovanni o me l'ammazzerete.
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