Povero Lullo, se non ci fossi io, nevvero? Ohe, Lori, dammi un po' di branda che ho la rugiada nelle spalle.
- L'avete presa questa notte in viaggio, eh? Accidenti, vi trovo dappertutto Bastrini.
- Dove ci sono denti, caro mio. È la professione che lo esige.
- Già!
- Fa presto pigrone, che la fiera è incominciata. Allestisci la baracca di fianco alla chiesa. E tu Pucca, svegliati che s'ha da andare in piazza. Ti pare l'ora di dormire?
Caricammo le assi e la cassetta sulla carriola e via.
- Ricordatevi di non fare le smorfie che io e mamma veniamo subito.
Prima di metterci all'opera, bevemmo dall'acquavitaio ambulante due bicchierini di mistrà. Pucca quando si metteva nello stomaco una goccia di liquore, stralunava gli occhi e si stirava le membra.
- Giorgio?
- Pucca?
Riuscimmo a piantarci in prima fila. Il gabinetto, una volta trovato il terreno, era subito messo assieme. S'incuneavano i legni, si innastavano, si conficcavano e si allacciavano colle spranghe di ferro. Poi si dispiegava un tappeto davanti e s'inghirlandava l'entrata, - un'entrata sulla cui cima maiuscolava il cartello dell'illustre operatore: Monsieur Alfred de Marghet, chirurgo-dentista patentato laureato e premiato alla prima Facoltà di Parigi.
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* *
Le campane e i campanoni delle cinquemila chiese disseminate nella città, pei sobborghi, nei paesi vicini, sbattagliavano per cieli la letizia del venerdì santo - una musica di ghisa che squassava l'aria, sbalzava nei cervelli, precipitava sui cuori o correva rabbiosa per lo spazio in un vortice diabolico, un vortice che ruggiva in fondo e avvallava come un esercito di voci castrate.
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