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      Della merce aveva cura come dell'oro a trenta carati. Durante il mercato, con una pelle di daino, continuava a pulire e a ripulire i suoi oggetti, dicendo parole cortesi alle bellocce che vi lasciavano sopra gli occhi. Non era sguaiato, nè si irritava se gli si esibiva un prezzo inferiore al valore: Tutt i passer conossen minga el panigh. Con me, fu sempre affabile. Non mi considerava come gli altri un semplice garzonaccio. Il dentista era risoluto e manaccione. A cena mi dava 5 o 6 soldi lì sul predellino della carovana, intanto che lui se ne andava all'osteria; e a colazione mi lasciava andare colla parpuola uno scopazzone. Dossi invece mi faceva mangiare con lui. O bene o male, subivo la sorte del suo ventre. Se gliene facevo qualcuna, aggrottava le ciglia, infuriava la strofinatura e si contentava di dire: l'è giovin. Mi rammento di questa: era d'inverno e pioveva da quindici giorni. Se sapeste come sono nemici della pioggia i girovaghi! È peggio che la gragnuola pe' paesani. Si è costretti lasciare la merce nelle casse o nei pacchi e zonzonare intere giornate per le osterie se si ha ancora della pila (denaro). Pioveva dunque da quindici giorni ed eravamo a Casalmaggiore. Dossi usciva cinque o sei volte sulle ventiquattro, come un astronomo, a guardare in su e in giù, a discutere colle nubi e a oracoleggiare col cielo. Domani c'è il mercato a Soresina. Piova o non piova, noi ce la battiamo. Ci alzammo per tempissimo. Mi attaccai alle stanghe e ci incamminammo. Potevamo aver fatto quattro o cinque miglia.


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Alla conquista del pane
di Paolo Valera
Editore Cozzi Milano
1882 pagine 237

   





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