Bastrini la trattava troppo male. Ragionava con lei a schiaffi, a calci, a cazzotti. "Tas, brutta slandra!" La considerava meno di un arnese. Le diceva che aveva vergogna. Se ritornava ubbriaco, era capace di prendersela a due mani e di buttarcela addosso. "Non voglio troie!" O se la teneva, il ringraziamento per la sua prestazione, consisteva in un pugno sodo, allo scuro, che le toccava dove le toccava. La manteneva, se si può dire questa parola, a soldi. Quando essa diceva che aveva fame, le dava sgarbatamente cinque, sei o sette soldi, con una filza di parolaccie: "Guadagnaten porca! Bonna domà de mangià! Và a fà la pelanda!" Ma perchè non si ribellava, non lo assaliva di notte, con un coltello, mentre russava il vino che aveva inghiottito? Non ho mai visto donna più passiva di quella. Un'inerzia che mi faceva rabbia. Si lasciava percotere maledettamente, senza dar segni d'impazienza. Spesso piangeva, riasciugava gli occhi e ritornava quella di prima. Mancava in lei il muscolo della volontà. Era molto se si alzava a scaraventargli alle spalle un; "mostro!" Un "mostro" che le valeva quasi sempre una strappata di capelli. Poichè in Bastrini era una brutalità galeottesca. Nei suoi trasporti, l'ho veduto acciuffarle le due mammelle, stiracchiargliele come due vesciche e stringergliele l'una sull'altra, come se avesse voluto fòndergliele in una. Povera donna. Eppure Maria, piangeva e lasciava fare.
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Uscita la madre dalla carovana, prese il posto la figlia.
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Bastrini Maria
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