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      Fu un delitto politico giustificato dalla crudeltà del landlordismo, giustificato dai patimenti di migliaia di persone in lotta coi loro nemici naturali per un alito di libertà che non ottengono mai.
      Voi avete dimenticato che l'Irlanda non è un paese libero e che gl'irlandesi sono alla mercè di conquistatori implacabili. Così siamo noi siciliani, sissignore, noi siamo un'isola conquistata. Noi non facciamo parte della vostra penisola che come contribuenti. Ci avete messo in casa una polizia di malfattori, dei giudici o spietati o corrotti e ci considerate una popolazione di mafiosi. Volete una prova della siciliofobia dei continentali? Pochi mesi sono la cosidetta banda Maurina ammazzò un confidente o uno che aveva parlato coi carabinieri. Lo si trovò putrefatto, col ventre divorato dai vermi in una grotta. Era un delitto spaventevole, s'intende. Era, se volete, della vendetta siciliana, una cosa che trovate del resto in tutti i paesi del mondo. Supponete che la banda, composta di latitanti di S. Mauro, sia di venti, di trenta malfattori. Ebbene la stampa continentale parla di noi come di tre milioni e mezzo di briganti!
      Convenite che neanche i vostri signori giornalisti non sono teneri di noi siciliani.
      Pochi giorni dopo, il 24 dicembre 1890 - vedete che mi ricordo anche della data - a Milano, la città che voialtri signori continuate a illustrare come quella che racchiude tutto ciò che vi è in Italia di altamente intellettuale e morale, si commette di giorno, in una via popolosa, diciamo Via Torino, un assassinio feroce, un assassinio direi quasi siciliano o irlandese, se vi garba.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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