E a me no, dunque! Ma la paura non mi impedisce né mi deve impedire di rimanere imperturbabile come un giudice istruttore e di andare alla ricerca delle cause della perturbazione o delle anomalie colla tranquillità dello studioso che desidera di trovare la radice del male. Quando il generale Mesentzef cade pugnalato lungo un viale di Pietroburgo io non mi abbandono alla disperazione, ma raccolgo il pugnale e trovo che il nichilismo lo ha punito per essere il capo della terribile polizia segreta di tutta la Russia, per essere il sanguinario della cancelleria dell'impero che ha torturato i prigionieri politici che volevano dare ai loro concittadini una costituzione, una semplice costituzione come hanno gli altri popoli civili, una costituzione per governarsi col suffragio universale e manifestare la volontà del paese, colla parola parlata e stampata. Nella morte di qualche landlord io vedo la fame di tanti parìa della gleba irlandese, io vedo le evizioni strazianti dei coloni impotenti a pagare gli affitti, come nelle tragedie politiche di Phoenix Park, io vedo la tirannia del Castello di Dublino che tratta gli indigeni a fucilate, a tratti di corda e a filate d'anni di servitù penale. Questo io vedo, o signore. Voi inorridite che le nostre povere donne di Misilmeri abbiano sgolato grida selvagge. Ma voi non vi siete ricordato della loro miseria. Voi non vi siete ricordato del momento psicologico in cui scoppiò l'ira delle affamate e non vi siete neppure ricordato che i vostri inglesi, a pochi mesi di distanza, hanno conquistato la Birmania, e massacrato i vinti colle scariche delle mitragliatrici e portate in processione, per le vie di Mandalay, le teste dei capi che avevano voluto difendere la capitale colle armi.
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