Non si produce un capolavoro senza un po' di pratica.
Io corro dietro la stessa mano da dieci anni senza mai afferrarla. Più le vado vicino e più mi sfugge. Ma la sento, la sento che è la stessa mano. È una mano abile, arciabile che produce il suo lavoro diabolico e scompare."
Dunque la conoscete?
È la mia fissazione. La conosco come si conosce la via di una città che attraversate tutti i giorni. I suoi odiosi malefici portano il suo suggello. Lasciano nel delitto la marca individuale, il metodo, il sistema. È la mano nota che organizza, che prevede, che colpisce e non se ne sente più parlare che a un altro delitto più inumano dell'ultimo
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Luraschi ebbe un sorriso di incredulità per tutto ciò che il giudice istruttore andava dicendo. Se la conosce non dovrebbe essere difficile tenderle un agguato e sorprenderla e capitarle sopra quand'essa è ancora fumante di sangue.
Non vi pare che conoscendola si potrebbe impadronirsene?
È la mia disperazione. La sento, vi ho detto. La fiuto, e, qualche volta, mi pare di vederla. Ma dessa mi vince. Io la inseguo inutilmente.
In apparenza non c'è relazione tra i delitti bestiali di prima e il delitto bestiale di adesso. I primi sono avvenuti in una casa, o in mezzo alla solitudine di un feudo o all'entrata di una villa, come è capitato a Francesco Miceli, anni sono. I primi sono stati ammazzati a colpi di fucile o di rivoltella. L'ultimo pare l'opera di un macellaio. Ma in questo e in quelli trovate il solito uomo che compie i misfatti colla stessa audacia, colle stesse precauzioni, colla identica efferatezza.
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Francesco Miceli
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