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      In ogni suo delitto si sente il malvagio, il bruto, la tigre che dopo il pasto si lambisce le labbra come per riassaporare il sangue che non l'ha saziata".
      Non sono del vostro avviso e ho le mie buone ragioni. Gli assassini di cui parlate non possono essere stati commessi da una persona sola. Ne convenite? Ella deve avere avuto dei cooperatori. Lo ammettete?
      Io mi occupo della mano che opera
      .
      Negate che abbia dei complici?
      Non nego
      .
      Oh, bravo! Se ha dei complici, i complici di un delitto non saranno i complici di tutti gli altri delitti. Ne siete convinto?
      E se anche lo fossero, non mi verrete a dire che gli autori del delitto della quattordicesima vettura, segnata C., del treno numero tre che filava, nelle ore pomeridiane del primo febbraio 1893, da Termini a Trabia, possono essere stati gli autori dei delitti consumati altrove, in epoche diverse. Mi capite? Qui siamo in treno e gli autori o i cooperatori o i complici non possono essere scovati che tra i ferrovieri in viaggio col treno. Di qui non si scappa. Voi parlate di uno nuovo. Ma l'inchiesta che ha preceduto la nostra e la perizia medica che è stata perfino rifatta, non ci lasciano dubbio alcuno che le mani che commisero l'atroce misfatto furono due. Una armata di un trinciante nuovo, uscito dalla celebre fabbrica di coltelli di Palermo, e l'altra armata di un pugnale bitagliente".
      E chi vi dice che la stessa mano non si sia servita di tutte e due gli strumenti da taglio? Vi ho detto che la mano che sento è una mano scaltra, una mano che antivede i disastri e fiuta i pericoli.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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