E dalla stazione di Termini alla stazione di Trabia vi sono cinque mila e cento sessanta metri che un treno omnibus divora in undici minuti e trentatre secondi. Sarò un po' noioso colle cifre, ma è necessario che io ve le dica se volete capire bene la tragedia.
Dalla stazione di Trabia alla galleria omonima è una distanza di novecento quarantun metri che il solito treno percorre in un minuto e tredici secondi. Dalla galleria al ponte Curreri, ove venne trovato il cadavere, c'è un tratto di mille cinquecento ottanta metri che lo stesso treno corre in due minuti e ventiquattro secondi.
Con la carta del tratto alla mano noi non abbiamo bisogno di fare la via a piedi. Sappiamo che la strada è qua e là ondulata, che la curva più pronunciata è quella tra Trabia e il ponte Curreri e che lungo quest'ultima parte della linea ferroviaria c'è da un lato una collina malagevole e accidentata e dall'altro una pianura ineguale, a solchi e con molti sassi che rendono difficile la corsa per chi ha paura di avere i carabinieri alle reni. La pianura è coltivata ad alberi fruttiferi.
In prossimità all'altura del ponte sorge una casetta colonica".
Questo si chiama essere precisi
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Chi è moderno non può fare diversamente. Una volta che conosciamo le distanze, sappiamo che a Cerda - secondo la deposizione del cavaliere Ratteri e dell'ingegnere Avesani - il Notarbartolo era vivo. Come sappiamo che era vivo alla stazione di Termini. Quest'ultimo testimonio è un po' sospetto. E non lo metterete in dubbio non appena vi avrò detto che il suo nome è Carollo.
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