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      Le grida del povero commendatore dovevano passare così due pareti prima di arrivare alle orecchie dei passeggieri del terzo. Ho già detto, o mi pare dì avere detto, che l'assassinio non poteva avvenire che nella galleria. Nelle gallerie voi e io siamo passati molte volte. C'è un fragore così assordante e spesso, come in questa di Termini, un buio cosi pesto, che due individui dello stesso scompartimento potrebbero ammazzarsi senza, direi quasi, farsi sentire dalle persone sugli stessi sedili. Ve ne accorgerete non appena perderemo di vista il ponte Curreri.
      Che il primo colpo non sia stato mortale e che l'ex sindaco di Palermo abbia tentato di alzarsi e dar mano alla carabina abbiamo qui le prove. Guardate la retina dei portabagagli, ove il commendatore aveva messo la sua arma da fuoco. La retina ha uno strappo. La mano che era riuscita ad afferrarla è stata brutalmente strappata giù da uno degli assassini. Osservate bene la violenza. La retina è uscita dal suo asse di ferro. Caduta la mano egli tentò rialzarla ed ecco un'altra lacerazione alla tendina che rasenta la sua spalla. Non ci sono che macchioline di sangue. E si capisce. Il commendatore venne assalito con le mani inguantate. Dai tagli che gli faceva la punta dell'assassino non uscirono che degli spruzzi. Voltatevi indietro. Voi vedrete l'ultimo sforzo di Notarbartolo. Egli stava per cadere sotto la violenza e l'insistenza dei colpi malvagi. La sua mano ha tentato di sorreggersi appoggiandosi al tessuto ricamato della spalliera.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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