Pagina (42/313)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      .
      Lo so; so anche che fu lui che voleva ammonire Raffaele Palizzolo, allora cavaliere e ora commendatore e deputato. Ma di costui e di Nicotera un'altra volta
      .
      In tutta Italia, dal giorno dell'Indipendenza, non abbiamo mai avuto un questore colto, all'altezza dell'ufficio, coll'ideale unico di non essere che il nemico dei ladri, dei truffatori, degli imbroglioni, dei malandrini, della gente che ammazza per incarico o per proprio conto. Penetrate nei misteri delle questure e troverete che questa persona onnipotente, alla quale affidiamo la sicurezza della nostra vita e dei nostri averi, è sempre amico di qualcuno dei ribaldi che vi ho citato".
      È vero. Il vero questore non l'ha mai avuto né il nord, né il centro, né il mezzodì. E la colpa, lasciatemelo dire, voi che siete tanto superiore alla vostra classe, è un po' anche della magistratura
      .
      Non amo gli elogi fatti in questo modo. La magistratura, in generale, è onesta. Ma in una corba di mele sane non è meraviglia che ne troviate qualcuna fradicia
      .
      Giusto. Né io volevo dire di più. Ma c'è un vezzo che è comune a tutti i magistrati che seggono in Corte. Non ho mai capito l'utilità di permettere agli agenti di P. S. di ripararsi dietro il segreto d'ufficio quando si tratta di documentare le deposizioni o le informazioni
      .
      Spiegatevi
      .
      Un questore o un ispettore o un semplice delegato viene al tribunale o alle assise a dichiarare, per esempio, che la sua convinzione è che io sono il ladro o l'assassino che si cerca
      .
      Io e i miei avvocati gli domandiamo le prove delle sue affermazioni e lui ci risponde:


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





Raffaele Palizzolo Nicotera Italia Indipendenza Corte