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      È evidente che le tre ferite al cuore e le due ai polmoni avevano provocato un'effusione di sangue abbondantissima. Ora, come vi spiegate che gli abiti della vittima potessero esserne letteralmente inzuppati e il luogo ove venne consumata la strage potesse rimanere direi pulito? Considerate bene e vedrete che non c'è paragone tra il sangue perduto e le macchie trovate sui cuscini e sul tappeto dello scompartimento. Dove era seduto e dove si suppone sia stato assalito e ucciso, non c'è quasi traccia della ferocia degli assassini. Non ci sono che spruzzi, che macchioline perdute più dalle mani che dal corpo. La macchia più larga è della rotondità di un centimetro. Voi mi potrete dire che il sangue non avendo potuto trovare la via d'uscita veniva assorbito dalla maglia, dalla camicia, dal panciotto. Senza dubbio. Ne abbiamo avuto le prove. Ma dallo sparato della camicia - ove le coltellate e le puntate di pugnale sono state più numerose - avrebbe dovuto sgorgare a fiotti e inondare il sedile e il tappeto. Ma i sicari - dato che essi sieno stati incaricati dell'uccisione - avevano troppo interesse a non insudiciare lo scompartimento. Le precauzioni sono state il loro capolavoro. Senza la scoperta del cadavere lungo il tronco ferroviario, si sarebbe difficilmente sospettato l'assassinio in treno. Guardate. Non ci sono che quelle che i periti chiamano sbavature. Alcune tracce scolorate e strofinate o colla pezzuola bagnata o coll'aspirazione delle labbra".
      Non mi avete ancora chiarito il punto della vostra tesi.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313