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      Il signor Poinsot, del quale vi ho parlato, è caduto vittima nelle identiche condizioni o in condizioni migliori. Perché il suo vagone aveva popolato anche lo scompartimento di mezzo. Nessuno lo ha sentito e nessuno ha cercato di lui. Lo si è trovato irrigidito colla faccia coperta di uno strato di sangue secco.
      Capisco, allora era di notte, il suo vagone era vicino alla locomotiva e poteva darsi che i viaggiatori dormissero della quarta. Ma in treno c'è sempre qualcuno che dorme male, e qualcuno che si desta al volo di un insetto.
      Tra qualche minuto potremo farne l'esperimento. Voi passerete nel terzo e, se farete in tempo, anche nel secondo scompartimento. Durante il passaggio io mi varrò di tutta la mia voce per farvi sentire che sono in bisogno di aiuto. Ruggirò come un leone ferito nel fianco e tenterò di commuovervi coi muggiti lunghi e strazianti del toro male atterrato dalla mazza del beccaio. Correte".
      Luraschi si mise a urlare, a dare dei pugni alle pareti, a gridare: aiuto! mi ammazzano! Abbiate pietà! Sono morto! Signori, aiuto! aiuto!
      Ricomparve il giudice istruttore.
      Luraschi con la fronte imperlata di sudore, come se fosse uscito da un bagno a vapore, si teneva la mano sul cuore. A furia di sgolare parole spaventevoli era riuscito a trasmettersi il terrore dell'uomo veramente in pericolo.
      Lasciatemi fiatare. Un altro minuto e sarei morto di spavento! Sono dotato di un sistema nervoso troppo sensibile. Tutti i miei nervi sono in vibrazione. Toccatemi.
      Ho polmoni potenti.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





Poinsot