Sono signori conosciutissimi, come il marchese Artale e il deputato Oddo Salemi. In quel giorno non c'era alcuno di questi signori nel treno. Ma il treno, colla connivenza dei due ferrovieri di servizio, sarà stato frenato. Questa è la sola supposizione che non sia in contraddizione col resto della nostra inchiesta.
LA SPIA
PREFACI Samuele di Giacomo è un uomo di quarant'anni con una faccia di settanta. È alto, magro, secco, allampanato, con una testa pelata che si prolunga a barchetta e si eleva come il dorso di un mulo. La fronte, le orecchie, le guance, il mento rappresentano la senilità avanzata. È tutta una pelle vizza, screpolata, grinzosa, del colore della lisciva. Di giovine non ha che gli occhi. Con la parola che lo esalta, gli occhi gli si ammantano di fosforescenza. Parla concitato, a sbalzi, qualche volta con una logica che sbalordisce, qualche altra con un paralogismo delittuoso, ansimando spesso come se lo sforzo cerebrale fosse troppo intenso per lui. Dopo una corsa di pochi minuti, si ferma come se avesse finito il vocabolario, o fosse stracco o avesse bisogno di ricomporsi. Gestisce. Accompagna la sua fraseologia con una mimica eloquente. Minaccia? Agita la mano col braccio disteso. Giura che non ci sarà cristo che lo farà parlare? Si gira il pollice intorno il collo. Eleva le mani al cielo? Invoca la testimonianza del Signore Iddio. Sputa e si bacia le dita? È un pensiero religioso che gli fa domandare mentalmente perdono al signore per la menzogna che gli uomini lo obbligano a dire.
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