Di lettere minatorie ne aveva ricevute da mettere assieme un epistolario. Ma in quest'ultima c'era qualcosa di più. C'era un indizio che qualcuno teneva dietro alle cose sue. Chi rivelava i segreti del suo ufficio? E a chi li rivelava? La prova era nelle sue mani. Lo scrittore della epistola era esattamente informato di tutto. Il suo portiere? Eh, via! Era dubitare di sé stesso: e che cosa avrebbe potuto sapere il portiere s'egli metteva e teneva tutto sotto chiave? La mano c'era. La mano ladra ci doveva essere. Perché senza leggere le sue note in margine all'ultimo foglio del suo diario segreto nessuno avrebbe potuto supporre ch'egli era sulla via diretta per gettare il cappio al collo degli assassini e ai complici degli assassini di Notarbartolo.
Prefaci era escluso. Non era stato nel suo gabinetto che una volta, non sapeva leggere e non aveva interesse alcuno a ingannarlo. Dubitare di Luraschi? Sarebbe stato come insultare la lealtà in persona. Egli cercava. Cercava tra le donne. Lui non ne conosceva e coloro che conosceva non erano di quelle alle quali si fanno confidenze d'ufficio. Luraschi poteva essere un donnaiolo, ma per il momento egli era disgustato di femmine. L'ultima lo aveva tradito in un modo così plateale, che gli aveva fatto giurare di non pensare mai più all'altro sesso. Le donne erano troppo volubili, troppo incostanti. Chi edificava la propria felicità su una di queste signorine era sicuro di andare al suicidio.
O dunque chi ha potuto far sapere all'ignoto scrittore di questa lettera che io accumulo informazioni sulla famiglia Barone-La Monica?
| |
Notarbartolo Luraschi Barone-La Monica
|