Il diavolo non avrebbe potuto scovare una fibrilla di Notarbartolo. Egli sarebbe stato consumato, tutto consumato, in un forno ardente.
Viene o non viene?
Il suo sguardo si prolungava per la distesa immensa senza scorgere nulla.
Nessuno!
L'impazienza lo rodeva.
Non si era ancora voltato che ne sentì il segnale.
È lui! Eccolo che viene. Ne conosco il mantello che si dibatte tra il vento. Eccolo che esce dagli alberi e infila il sentiero.
Gli aperse mettendogli una mano sulla bocca, prendendolo sottobraccio e facendogli chiaro dove metteva i piedi.
Piano, più piano. Ti ha visto qualcuno?
Il diavolo!
Parla sottovoce, cane!
Il sicario s'era truccato bene. La barba intiera gli dava la fisonomia di un altro. Buttò il mantello affagottato sur una poltrona e si mise in un'altra. Indossava una giacca scura che gli lambiva a mala pena i fianchi, un panciotto verdone, delle brache che non gli andavano oltre le calze azzurre su fino al ginocchio, calzava un paio di scarpe di pelle chiara che non facevano più fracasso della gomma e portava un cappello nero a larga tesa. Dalla fascia nerastra che gli cingeva i fianchi si poteva indovinare che non era senza armi di difesa. Gli occhi di un fulvo dorato, sotto arcate pelose e salienti, illuminavano la sua faccia brigantesca.
Dammi qualcosa da bere. Il vento indiavolato mi ha asciugato la gola
.
Bevi e addolcisci quel tuo vocione!
Non siamo in casa tua?
Lo siamo, ma non voglio che si sappia della tua presenza
.
In malora!
E col suo gesto largo di disprezzo rovesciò gli occhi come sapeva fare lui quando voleva dimostrare che stava per perdere la pazienza.
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Notarbartolo
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