C'è nell'abito delle signore uno sfarzo e un'eleganza che superano indubbiamente quelle delle continentali. L'uomo ci dà dei punti. Pare sempre un signore anche in maniche di camicia. La sua camicia odora di bucato, il suo solino pare appena uscito dalle mani della stiratora, la sua cravatta ha tutta la freschezza della cravatta nuova e le sue scarpe sono annerite bene, lucidate bene, conservate benissimo. Fa piacere a vederlo. Il sarto del ricco e del povero è superiore al nostro. È un sarto che ha imparato il taglio, che adatta il vestito alla persona e non la persona al vestito. Sono inezie che impediscono a un popolo di indugiarsi nella sporcizia e di rimanere nell'ambiente dove la concezione della vita è meno alta.
Sono triste! Tutte le volte che esco da Palermo per qualche escursione rientro scorato. Trovo cose che non suppongo. Il mese scorso mi è toccato di vedere dei contadini che dividono la stanza col porco e colle galline e dei terratichieri che hanno dietro il giaciglio comune il somarello! Mi hanno assicurato che la moralità delle famiglie della campagna non potrebbe essere più alta. E io ci credo, anche perché pare sconosciuta la nascita di illegittimi in queste tane buie, nere, viscide, senza finestre, senza focolare o con un focolare che riempie il buco di fumo! Ma se non fosse così, colla confusione dei sessi sullo stesso saccone, addio ai legami della famiglia della buona società. I vincoli di parentela non esisterebbero che nella nostra mente.
Lo strazio maggiore l'ho avuto ieri.
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Palermo
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