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      Se uno di loro se ne fosse andato, il mistero sarebbe svelato. Aggiungete che la loro presenza sul treno č documentata fino a Palermo, dove il Garufi e il Carollo vennero interrogati dal capo stazione e, credo ancora, dal questore Lucchesi. Siamo dunque dinanzi al dilemma gravissimo: o noi, colle nostre supposizioni, abbiamo calunniato alcuni del personale di viaggio, o gli individui che hanno partecipato al nefando macello sono aumentati".
      La nostra conclusione non era assoluta. Vi ricorderete che il Cannella, bucatore dei biglietti alla stazione di Termini, ci ha parlato di due sconosciuti vestiti di scuro che avrebbero raggiunto il treno in moto
      .
      Egli era un mafioso bugiardo come una strega. Non credo un ette della sua deposizione. Credo al capo-stazione Diletti. E il capo-stazione di Termini ci ha assicurati di avere veduto nello scompartimento di Notarbartolo la faccia di un passeggiero che aveva tutta l'apparenza di un uomo volgare, quantunque indossasse un abito signorile. I suoi connotati, se me li ricordo bene, erano, su per gił, questi: testa grossa e rotonda, capelli nerissimi, fitti, crespi, rasenti il cuoio come quelli dell'arabo. Faccia piena, carnagione pallida, occhi neri e truci, baffi grossolani e ruvidi, coi peli in zuffa fra di loro, collo carnoso e breve
      .
      Non metto in dubbio la deposizione del Diletti. Sono perņ pronto a scommettere che nessuno, neanche un fisionomista consumato, č capace di portarsi via, con una guardata, tanto lusso di particolari. Un capo stazione che passa lungo il treno potrą sbozzarvi una figura, o anche dirvi l'insieme di una faccia, ma non potrą mai soffermarsi sui bitorzoli, sui nči o sul bianco opaco e duro o trasparente delle guance.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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