L'ultima sua facezia fu che la fanciulla virtuosa assume tra le labbra il fare della santocchiona!
Non ho mai portato orecchio alle dicerie. Non credevo che un uomo potesse essere così nero come me lo si dipingeva. Ogni accusa era per me una ragione per raddoppiare d'ardore. Dico male. Potevo dedicargli maggior tempo, non intensificare l'affetto che nutrivo per lui. Al di là del mio amore poteva essere il delirio. Vedevo coi suoi occhi, pensavo coi suoi pensieri, provavo le sue sensazioni, nutrivo i suoi rancori, partecipavo delle sue affezioni, sognavo dei suoi sogni e avrei giurato che Paganini era l'autore dell'Intermezzo della Cavalleria, se egli solo me lo avesse detto. Le passioni violente conducono alla volgarità delle ipnotizzate. Ho riso quando tutta Parigi discuteva il fascino che esercitavano gli occhi di Eyraud su Gabriella Bompard, la quale seppe, civettando, mettere al collo di Gouffé il cordone della tenda che doveva diventare il suo cappio. Adesso, non rido più. Rido di me che bevevo su le sue parole, guardandolo negli occhi come ammaliata. Mi stupisco. Più m'allontano dal tempo in cui pesava su me la sua malìa, più vedo la trama del suo tessuto di menzogne.
19 ottobre. - È un'eternità che ho smesso di scrivere. Son rimasta svogliata. Ho avuto una recrudescenza passionale che mi ha fatto passare attraverso un'allucinazione saltuaria. Sono state le carezze della mamma che mi hanno ridata la quiete. S'egli fosse qui, in ginocchio, colle mani supplichevoli, a implorare col perdono il permesso di sposarmi, son sicura che mi ricorderei dell'ultima sua risata che ci divise per sempre.
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