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      I suoi genitori volevano fare il diavolo a quattro. La mia mamma ha dato loro dei buoni consigli e tutto è passato alla chetichella. Chi ne ha saputo qualche cosa? Adesso sta per prendere marito come qualunque altra. Io eviterò questo disastro. Non sarò più di nessuno. La confessione a un estraneo equivarrebbe a mettermi in ginocchio per tutta la vita.
      10 novembre. - Il cielo è gaio, ma io sono triste. Ho dormito male o piuttosto non ho dormito. Non beverò più tè di sera. Mi ha tenuto sveglia di notte. Adesso mi sento stanca e ho la mente intontita. Non so che cosa può avere bisogno da me il signor Giovanni Tiraboschi. So che è un giudice al quale sono stata presentata l'anno scorso, in casa del signor Segato, procuratore generale. Staremo a vedere. Non mi vorrà mangiare, spero.
      Mi sono lasciata leggere dalla mamma come un libro. Ora sa tutto. Il colpo al suo cuore è stato rude. Ella voleva correre a casa del birbante. Gliel'ho impedito. E per che fare? Per riaverlo? Grazie mille, non so che farne. La madre mi ha convinto che il nascituro non può abitare con noi. Sarà un rompimento di cuore, ma non ho altra via. Bisognerebbe rinunciare non solo a tutte le amicizie, ma segregarsi dal mondo. E io non mi sento nata per la vita del certosino. A ogni minuto sarei obbligata a dare delle informazioni. Mi si domanderebbe, inevitabilmente, del babbo e io sarei obbligata a parlarne e a parlarne male. La mamma ha ragione. Bisogna assoggettarsi. È una crudeltà necessaria. La società non ci dà altra alternativa: o arrossire ogni quarto d'ora o separarci.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





Giovanni Tiraboschi Segato