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      Ma il tentativo non gli riusciva. Anche cogli occhi chiusi egli vedeva disegnarsi il cappello del carabiniere col suo pennacchio rosso che spaventava. Si girava sull'altro fianco e lo rivedeva tale e quale colle sue tre punte che parevano tre sberleffi. Se non fosse stato per lei, per la sua Angela, si sarebbe abbandonato alla disperazione. Non gli rimaneva pił che una speranza. Che gli altri venissero arrestati prima che si mettessero in cammino verso il suo fondaco. Se avesse potuto dare una mano ai carabinieri non avrebbe esitato un minuto. Era una viltą necessaria alla sua pace. Il suo cruccio era che non poteva pił disfare il contratto. Se lo avesse potuto non ci avrebbe pensato due volte. Preferiva la vitaccia del pane di munizione ai tormenti che lo cuocevano. Si dava del baggiano con dei pugni nello stomaco. Lui era proprio un bestione che non aveva due dita di giudizio. Un pregiudicato che aveva la sua fedina criminale giocava col fuoco come se fosse niente. Non ce n'era un altro a cercarlo in tutto il mondo che avrebbe preso in mano il cordone della campanella della galera per farsi aprire. Poi giustificava il suo consenso dicendo che in fin dei conti si trattava di un uomo che aveva fatto di suo fratello un povero diavolo con la catena alla gamba del condannato a vita. Non si manda in galera il fratello di un oste par suo senza aspettarsi qualche cosa. Notarbartolo era un cane con tanto di pelo sullo stomaco. Se non fosse stato per la sua Angela, chi sa quante volte gli avrebbe lasciato andare una fucilata nella schiena.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





Angela Angela