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      Ma doveva tenersi a mente che la era finita. Una volta messo il piede fuori di casa non doveva pensare pił a loro. Chi si era visto, si era visto. Ciascuno per la sua strada. Egli da una parte e loro dall'altra. Era stufa di fare la vittima. Quando la fortuna gli era andata a rovescio, non aveva mancato di dargli una mano e anche due. Ma ora che era lui che andava a cercarsele a quattro a quattro, doveva contentarsi di star solo e di non rovinare gli altri che gli avevano fatto del bene. Ella era decisa e non voleva pił saperne. Quello che era stato era stato. Ci metteva sopra una pietra e non ci pensava altro. Per suo conto incominciava a considerarsi vedova.
      La colpa sarą vostra!
      Il Barone provava degli stringimenti che gli facevano venire un groppo alla gola. Le parole della moglie gli andavano sulla testa come tante martellate. Capiva di essere sempre stato un buono a nulla e un testardo che un giorno o l'altro sarebbe andato a finir male. Ma ora era tardi. Non poteva pił ritirare la parola data. Ne sarebbe andato della sua vita. Con gente che maneggiava bene il coltello, non c'era da scherzare. Se domani andasse a dir loro di non volerne pił sapere, non gli si lascerebbe finire la parola. Conosceva con chi aveva a che fare. Se avesse avuto del denaro avrebbero potuto spiantare casa e andarsene altrove, sul continente, lontano, fuori dalla loro fucilata. Pitocchi con quattro panche e un tavolaccio, non avevano da scegliere, dovevano aspettare che il buon Dio la mandasse loro buona.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





Barone Dio