Credetelo che si ottiene di cchiu cu l'umirtà ca cu la priputenza
.
Sì, sì, Andrea lo sapeva bene dove si andava a finire coll'umiltà. Si andava sotto i piedi dei prepotenti e si finiva col rimanervi schiacciati. Lui era frusto come un canterano e a certe cose non doveva più pensare. Ma sapeva colla esperienza che non c'era che l'umirtà del coltello che faceva rispettare. Vecchio come era gli venivano ancora le formiche alle mani. Si buttava sul ventre come per premersi e parlava boccone dicendo che l'umirtà poteva darla da mangiare ai porci. Ah, sì, l'umirtà l'aveva conosciuta, lui!
Come state, mastro Andrea?
Si metteva sulle coscie.
Come volete che stia, Giovanna. Si sta come Dio vuole. E Samuele, sta bene? È un anno che non lo vedo. Ditegli di farsi vedere al mio fondaco, quando passa. Non siamo nemici, mi pare!
Quando Andrea s'incontrava colla moglie di Prefaci, gli ritornava il coraggio. Quelle quattro ossa in piedi erano gli avanzi di una donna come non ce ne sono più tra le giovani. Sentendola parlare, rivedeva Giovanna Sterzi vestita da uomo, col cappello sulla montagna dei suoi capelli color stoppa, coi due revolver nella cintura e il fucile sulla spalla. Ai tempi di Leone era bella e fresca come un garofano. Aveva gli occhi dell'acqua del mare e la carne della faccia soda e brunetta della montagnarda. La gente aveva paura di Giovanna perché s'era sparsa la voce che era lei che recideva le orecchie, tagliava il naso e piantava gli spilli nella lingua dei ricattati che non volevano pagare la taglia.
| |
Andrea Andrea Giovanna Dio Samuele Andrea Prefaci Giovanna Sterzi Leone Giovanna
|