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      Non dimenticarti che Bastone sa tutto, sai?
      E chi glielo ha detto?
      Ci ha sentiti stanotte
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      Digli che venga dal suo patrigno
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      Che volete?
      Ricordati che la virità si dici a lu confissuri! Tu hai capito, hai!
      Ho capito!
      Vattene!
      La notte era calata. Era una notte che somigliava assai a un mattino lattiginoso. La luna diffondeva la sua luce biancastra dappertutto. Si sarebbe veduto un punto nero in fondo a dodici chilometri, se ci fosse stato il livello del suolo uguale. Andrea era sul montone di ghiaia col cuore che voleva sfondargli lo stomaco. Aveva già sentito il fischio o gli pareva di averlo udito strisciare per l'aria come un attorcigliamento di voci di morenti. La supposizione gli aveva fatto passare per la pelle della schiena un'aria fredda e gli aveva messa dinanzi agli occhi la figura spettrale di Notarbartolo che si lasciava accoltellare senza difendersi. Il suo sguardo andava lontano, frugando nelle macchie nere, elevandosi sui promontori, e buttandosi piatto, a terra, in cerca di ombre, in cerca di piedi, in cerca di qualcuno ch'egli aspettava trepidante. Tendeva l'orecchio trattenendosi il respiro. L'eco falsa della ghiaia, che rumoreggiava come sotto i passi di corpi pesanti, gli portava il gelo ai polsi e alla nuca. Corto, con la faccia lunga, con le mascelle grosse, si levava su tutta la persona e si protendeva col collo come se avesse voluto raccogliere con una occhiata tutto ciò che avveniva nello spazio immenso che lo circondava. Questi su e giù dell'udito e dell'occhio lo prostravano e lo annichilivano.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





Bastone Notarbartolo