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      Teneva fissi gli occhi verso la loro direzione senza vedere ombre. Forse il colpo era andato fallito. Se degli altri sono entrati nello scompartimento del Notarbartolo, vuol dire che il diavolo ci ha messo la coda. E intanto che ragionava, faceva lavorare i suoi occhi torbidi, i quali percorrevano il tratto in tutta la lunghezza e la larghezza senza scorgere anima viva. Ci fu un momento in cui era deciso di abbandonare il suo luogo di vedetta, persuaso che i due aspettati erano stati ostacolati da qualche accidente. Stava per discendere nel momento in cui sbucarono dal fondo nero in lontananza due mantelli nerissimi che il vento scompigliava. Tanto più accorciavano lo spazio che li divideva, quanto più egli si convinceva che erano loro. Uno era più alto dell'altro. Ciò che lo lasciava in dubbio era il cappello di uno di loro. Egli sapeva che tutti e due dovevano avere in testa un berretto rotondo di colore nero. Voleva dar loro la zuffolata che erano attesi, ma non si arrischiò per paura di tirare in scena il carabiniere di sopra a fare all'amore. L'accordo era che se a un dato punto non avessero udito il fischio, si sarebbero appiattati dietro i tre cerri dai larghi fianchi e avrebbero aspettato dieci minuti, trascorsi i quali si sarebbero salvati cercando un luogo più sicuro. Li seguiva in tutti i loro movimenti.
      Ecco che sostano. Sono loro. Cercano gli alberi. Si curvano, non ci sono più. Mi aspettano
      .
      Si voltò e si trovò a faccia a faccia col figliastro.
      Che cosa facevi, razza di cane?


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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