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      Il trust ha spazzato via tutte le piovre della concorrenza, ha migliorata e regolata l'estrazione ai bisogni del regno, ha elevato la condizione degli operai con un aumento di salari e un lavoro costante per gli addetti, e ha protetto il pubblico contentandosi di un profitto poco variabile e ridotto ai minimi termini. C'è una moralità nel trust che troverete difficilmente nella cooperazione, la quale è taccagna come i suoi rappresentanti entrati nella vita industriale e commerciale coi risparmi individuali collettivizzati. La mente del cooperatore è gretta come quella del bottegaio comune. Pensa ai dividendi come quest'ultimo pensa ai guadagni quotidiani.
     
      Lu viddanu fatto riccuNun cunusci né parenti né amicu.
     
      Sì, accetto uno dei vostri sigari, marchese, perché so che sono eccellenti. E voi, Luraschi, volete dare la preferenza a uno dei miei?
      Grazie, barone
      .
      Io e il povero commendatore Notarbartolo, quando era direttore del Banco di Sicilia, ci siamo occupati sovente delle nostre solfare, le quali, riunite in un trust, quintuplicherebbero la produzione e i guadagni, distruggerebbero la schiavitù dei carusi - la vergogna siciliana - e darebbero ai picconieri una esistenza migliore e più confacente alle esigenze della vita moderna. Non credete, marchese?
      In questo sono con voi, barone. Ci ho pensato più di una volta anch'io, a una specie di sindacato che mettesse assieme gli interessi di tutti i proprietari o di tutti i padroni con dei magazzini generali. Ma poi mi sono detto che il mio era un sogno come quello del povero Owen, il quale credeva di indurre la borghesia rapace a sottomettersi ai suoi stores del suo national equitable exchange.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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