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      La nostra polizia e il nostro esercito sono impotenti a difenderci e noi ci curviamo a chi ci domanda con tanta grazia una manata d'oro all'anno. L'ultima l'ho data al Nobili. Ma non l'ho mai negato né al Leone, né al Di Pasquale, né al Valvo, né al Cicero. Così avesse fatto Notarbartolo. Sarebbe forse qui con noi a discorrere
      .
      Il cavallo mi prese la mano e si lanciò a furia verso un punto ignoto, caracollando per sbalzarmi di sella e riprendendo la corsa sfrenata con tre trabalzi come se fosse stato inasprito dai miei speroncini. In uno dei suoi scatti, mi sgusciarono le redini dalle mani e non ebbi più, per salvarmi, che il suo collo, il quale, per liberarsi dal mio abbraccio, si levava in alto con degli scotimenti da forsennato. Avevo paura che le redini gli andassero nelle gambe e mi trascinasse seco nella caduta. Ma colla mano allungata riuscii a riprenderle, e subito dopo, con degli strappi al morso che gli facevano sanguinare la bocca bavosa e lo costringevano a sostare sulle gambe di dietro, riuscii a domarlo e a ubbidire alle stellette dei miei sproni.
      Alla distanza di un chilometro mi volsi e vidi il marchese di Cadì che mi inseguiva al gran trotto, seguito da due campieri che non riuscivano a tenergli dietro. I campieri ritornarono alla comitiva e il marchese continuò il galoppo fino a quando mi raggiunse.
      Non vi siete mica fatto male?
      Che! Ho imparato a stare a cavallo da ragazzo. Mi avrebbe potuto portare ancora più lontano senza rovesciarmi. Io e il cavallo non facciamo che una persona sola.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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