La libreria è l'uomo, come la cucina. Chi si nutrisce bene lo stomaco e il cervello è senza dubbio un raffinato. Vi ho trovato il pensatore che si tuffa nelle scienze sociali, il gourmand che si delizia di frasi martellate e brunite dal genio, il viveur che sfarfalla per i campi poetici, e il buon gustaio che corre dietro ai capolavori dei romanzieri del mondo.
La stanza era semplice. Un letto alto, colla lettiera altissima, coperto da un coltroncino giù a piombo tra due muri verdemare. Un comò vicino al capezzale, due sedie di noce, un tappeto fiammeggiante rasente il letto e un cortinaggio alla finestra di pizzo fatto a mano con della mussolina cielo chiaro.
Facendo toeletta non potevo non pensare alla felicità del barone. Ricco sfondolato, con una mente superiore, in un ambiente in cui si gareggiava a prevenire i suoi desideri e a volergli bene. La baronessa era un'asta di donna nell'armonia delle forme. L'altezza si adattava mirabilmente alla rotondità del corpo. La fotografai a penna nel mio carnet. Carnagione perlacea soffusa di un rossore quasi dilavato. Trecce di capelli nerissimi attorcigliate e tenute assieme da un pettine di tartaruga col lastrone arcuato e trasparente che le dà l'aria di una baronessa autentica. Due gocce di brillanti ai lobi che gettano sprazzi sulla freschezza del collo altezzoso che esce da un busto slanciato. Gli occhi sono un nido di dolcezza e le labbra sembrano tinte di sangue vivo. La sua voce ha tutte le modulazioni. Da quella che va a remigare per le vene a quella tempestosa che mette sottosopra.
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