Ci fece vedere delle posate di metallo che riflettevano chi le guardava, dei piatti bianchi come il latte, filettati all'orlo di rosso pallido, delle zuppiere che mi ricordavano le famiglie patriarcali, dei piattoni ovali per i pezzi di forza e delle tazze e dei bicchierini che luccicavano come dei cristalli puri.
È così che Ruskin
, mi disse il barone, "voleva si trasfondesse nell'individuo il sentimento della bellezza che allieta e colora la vita".
Maria, senza punto essere agitata della nostra presenza, sorrideva del sorriso largo della campagnola inconsapevole di essere essa stessa un tronco ammirabile e dava mano a dei calici rovesciati in fuori come fiori sbocciati.
Bevano, o signori
, ci disse ella colla sua voce maschia. Ce li aveva riempiti di un vino ambrato che fremeva.
Bevete
, ci ingiunse il barone. "Siamo suoi ospiti ed essa fa gli onori di casa".
Li votammo senza farci pregare e uscimmo di nuovo all'aria libera.
Il barone si mise fra noi infilando il nostro braccio. La sua faccia era radiosa.
Non ho voluto farvi vedere le loro
ritirate" per non inquietare le vostre papille nasali. Ma sono inodore come quelle del Castello. Il mio ideale sarebbe stato di mettere la colonia alla tavola comune per la razione e specializzare i servizi. Le cuoche che non facessero che le cuoche e alle quali si insegnasse l'arte di preparare le vivande più sane e più nutrienti risparmierebbero molta energia umana e aggiungerebbero del godimento allo stomaco dell'agricoltore. Ma il salone della mensa comune avrebbe forse diminuito l'intensità dell'amore per la famiglia che io voglio elevato, e assunto l'aria di un refettorio di falanstero.
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Ruskin Castello
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