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      Il vino colla muffa gli piaceva, ma non sapeva se dire di sì o di no.
      Farò di tutto, ecco quello che posso dirvi
      .
      Filippella lo lasciò andare con una spallata. Se non voleva venire, poteva crepare. Di sindaci come lui era pieno Altavilla. Invecchiando, gli era venuto il ticchio della decorazione. Un deputato non le ha sempre in saccoccia, le decorazioni. Gli uomini come lui, poi, dovevano contentarsi di non essere alla reclusione. Invece, nossignori, invecchiano e imbecilliscono. Va all'inferno!
      Saltò giù dal carretto, si mise in manica di camicia e andò subito sotto l'ingraticolato delle viti a mettersi al lavoro.
      Tu, Antonio, va' a chiamarmi l'Angelina colla tovaglia e i tovaglioli e tu Giovannino passa sopra al tavolo con un cencio e frega bene. Butta via tutti questi sassi che la gente che mangia non ha bisogno di sentirseli sotto i piedi. Rompi quel pacco grosso delle candele e mettile nei candelieri. Se ci sarà vento, pazienza, beveremo allo scuro. Fa' adagio, stupido, se non vuoi romperle tutte. Angelina, come stiamo in cucina? Tutto bene, brava. Lo sapevo che era una cuoca coi fiocchi. Dalle un bicchiere di questo, non di più sai, ché non ho bisogno che si imbriachi. I camerieri sono venuti? Ah, eccoli che vengono. Potevamo fare anche da noi, ma si ha sempre l'aria di essere pitocchi. Come ti chiami? Saladino? Dall'accento non sei siciliano. Non importa. E quell'altro? Santo? Ci credo poco al tuo nome. Non mi hai l'aria di un santo, ma di un santacchione! A ogni modo, fuori le giacche e fatevi su le maniche come ho fatto io.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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