Le sue faldelle da cameriere nato e i tiracuori al di sopra delle orecchie gli avevano dato un'altra fisonomia. Sembrava che non avesse fatto altro che portare zuppiere in tavola e stappare bottiglie. La sola cosa che gli spiaceva era che non poteva mai fare cose che uscissero dalla sua testa. Era sempre preceduto da qualcuno. Non c'era ormai pennivendolo che non sapesse fare un'inchiesta. La donna tagliata a pezzi di Crescenzago aveva tirato intorno gli avanzi della vittima tutto uno sciame di giornalisti. L'Agnoletti che aveva annegato il figlio che idolatrava per vendicarsi della infedeltà della madre, aveva prodotto perfino il capolavoro sensazionale, l'inchiesta documentata, l'inchiesta che frugava negli archivi della famiglia per incominciare dal tronco dell'albero che aveva maturato il delitto. Anni sono, a Roma e a Napoli, sono stati due giornalisti che hanno servito a tavola l'imperatore di Germania. A lui non rimaneva che migliorare ciò che avevano fatto gli altri. I due giornalisti si erano limitati a portare in piazza lo scambio di cortesia tra Umberto e Guglielmo, i tre capelli celebri che traducevano le gambe del ragno sul cranio lucido di Bismark, il colore delle tuniche di tutti gli invitati, gli abiti e i gioielli della imperatrice, della regina e delle dame del seguito e di Corte e quello che si chiama l'ambiente, il quale racchiude lo sfarzo, l'etichetta, i mobili, i quadri, i domestici, le vivande, i dialoghi e la lista dei vini che hanno spumeggiato o fremuto nella limpidezza dei calici.
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