Io però mi farò una spanciata di porco allo spiedo. Antonio, chiudi quell'uscio che me ne lascia venir qui l'odore. La Bigia lo fa girare adagio, adagio, umettandolo di tanto in tanto colla sgocciolatura che va nella leccarda sotto lo spiede, da farlo diventare un boccone baronale. E quello stupido di sindaco che puzza ancora di brigante, voleva farsi pregare! Ottimamente, Saladino. Tu hai dell'ingegno e farai carriera. Così va fatto. Tutta quella cristalleria disposta bene sul candore della tovaglia, contenta gli occhi e fa dire bravo al cameriere. Ecco il primo invitato. Onia, come stai? Sono proprio contento di vederti. Dammi la mano, sacro dio, che non ci conosciamo da ieri. E come stanno a casa, tutti bene? I saluti di tua moglie mi fanno sempre piacere. Tu vuoi parlarmi in un orecchio? Oggi no, caro. Oggi è giorno d'allegria e non voglio note funebri. A proposito, Antonio, porta le bottiglie di vermouth al Saladino che darà da bere agli invitati. Il padrone non le ha mica mandate per tenerle in cantina. Sì, sì, ti assicuro che saranno qui fra poco anche i Cottone, tutti e due i fratelli, Vincenzo e Andrea. E perché non dovrebbero venire, scusa? Qua i bicchieri, chin chin, assaggialo e dimmi se ne hai bevuto dell'altro come questo
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Luraschi-Saladino, sostenendo il gabaret con una mano e tenendolo con l'altra, non finiva mai di guardarlo. Era un cranio che avrebbe dato da lavorare a Lombroso. La sua testa di pochi capelli aveva la forma della scatola piatta, come se il bulbo rachidico fosse sotto il peso di una pietra.
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