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      Lo conosco per quel suo modo di camminare colle spalle innanzi. Vedi l'altro più lontano? E Giangreco Gaspare del fu Leonardo. Non c'è che lui che vada attorno col cappello del cappeddo e colla fascia in vita rossa come il gambero. Saladino, quanti coperti ci sono sulla tavola? Venticinque? Compreso quello del padrone? Va bene, va bene. Il padrone non conta nel numero. Il suo posto è suo quando è quì e quando è altrove. Antonio, perdio, non farti dire un'altra volta di portare dei fiori! Ce ne sono a bracciate. Voglio che ogni commensale si abitui a mangiare con un mazzo di fiori dinanzi il piatto. È il padrone che lo esige. Quand'egli sarà ministro proporrà una legge che costringa il cittadino a sparger fiori per la tavola. Mi diceva l'altro giorno, facendo colazione in casa sua, che i fiori completano l'educazione dell'uomo. Si può essere dotti, soggiungeva, e mascalzoni. I fiori ingentiliscono l'anima più perversa e educano il naso a non indugiare più sulle porcherie. Quello che sono lo devo a lui. Il bifolco di qualche anno fa può sedere co' signori. Ridete, ma è così
      .
      Non mai
      , disse Prefaci, "come Giuseppe Fontana. Se la sua faccia non fosse butterata dal vaiolo, lo si potrebbe scambiare indubbiamente per un uomo nato nella bambagia. È scicco, mi pare".
      Fontana? Dove è Fontana? Non è ancora venuto? Senza lui sarei senza il braccio destro. Hai ragione, Prefaci. C'è in lui dell'uomo elegante. Parla bene e non pare un modesto venditore di agrumi. Lo vedete? Eccolo che spunta colla sua faccia piena come una luna e bruna come se la sua carne fosse stata affumicata.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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