Golosaccio!
, disse Prestigiacomo a Onia, agguantandogli la fetta che stava tirandosi in bocca mangiando.
Ce n'è per tutti, ce n'è, figliuoli
, disse Filippclla. "Adagio, adagio a versarmi da bere, Saladino, che non voglio ubbriacarmi".
Ah, no
, rispose ai risolini dei pacchioni, "io non mi ubbriaco mai".
Come?
gli domandò Fontana.
L'interruzione gli ricordava la terribile notte che aveva dovuto tracannare un bicchiere dopo l'altro, per cacciarsi dagli occhi il coltello insanguinato che lo agitava e gli impediva di dormire.
Non rammentarmelo!
E si sottrasse al brivido con uno scotimento di spalle e un altro bicchiere di vino.
Luraschi-Saladino lo guardava.
In mezzo alla luce del tramonto che lo ravvolgeva dalla squarciatura del fogliame, la sua faccia perdeva la durezza dei lineamenti e assumeva una intonacatura colorita che lo rendeva quasi simpatico. Era Prefaci che lo calunniava o era lui che sapeva personificare varii personaggi colla disinvoltura dell'attore consumato? E perché avrebbe simulato se si trovava in famiglia, se era in mezzo alla gentaglia che faceva nascere tante interrogazioni in chi la vedeva? Monologava lavorando senza trovare la risposta.
Il resto di porco, circondato di foglie di lauro, aveva fatto gridare più d'uno di gioia. Era tutto il quarto della schiena, col lardo alto due dita, disteso in un grande piatto a sandolo, con tutta la superficie rosolata e scintillante dell'unto gocciolato nella leccarda.
Lasciate fare a me
, disse Filippella, "che ho pratica".
Gambrino gli gettò una pallottola di mollica di pane per punirlo del peccato di superbia.
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