Giangreco non si era commosso. Egli, dopo lo sfogo, era rimasto colla testa sulla sponda del tavolo e si era messo a russare.
La ventata spense le candele e di fuori, mentre Filippella diceva addio al padrone, la bordaglia riunita dal gobbo, applaudiva a due mani e sgolava il grido di evviva il deputato.
IL SECONDO DIARIO DI LURASCHI
8 GENNAIO 1899. Tiraboschi sarà impaziente di vedermi, ma non so che farci. È necessario che io coordini le note e completi l'ultimo volume della mia opera. La scena della spanciata farà l'effetto di due dita in gola dei lettori. Ciascuno sentirà il bisogno di recere. Non è colpa mia se vi sono dei maiali. Un cameriere al mio posto non avrebbe fatto a tempo a turarsi la bocca. Io vi sono rimasto come un testardo che vuol vedere la fine. Si sarebbe detto che il mio stomaco fosse foderato di rame. Non ho avuto raccorciamento di sorta. Le darò il titolo di "gaiezza bestiale". C'erano dei porci che grufolavano e si rimpinzarono con voluttà brutale. Ah, se avessi potuto sostare e scrivere le mie impressioni calde, come mi sorgevano al momento che udivo un'espressione che portava alla superficie l'iracondia di chi la pronunciava o al momento che vedevo balenare la cupidigia o malvagità negli occhi torbidi dei commensali già sbrigliati dal vino! Riprodurre le linee facciali di Cottone vorrebbe dire di avere nel proprio calamaio tutte le sfumature della descrizione che si piega colla duttilità del guanto. Alle volte levava dal piatto un viso che pareva un temporale che il lampo illuminava; e alle volte il suo occhio striato di sangue si spegneva in fondo alla occhiaia come sopraffatto dalla sonnolenza e non rimaneva a tavola che un ceffo orribile sotto la cui pelle i muscoli avevano dei trasalimenti.
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Filippella Cottone
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