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      E lui, Tiraboschi, si ostina a considerarlo una di quelle figure timide che lavorano sott'acqua e sorgono dopo il delitto.
      Sarà come voi dite
      , gli dissi, "ma io e voi, sapendoci perseguitati dal terribile sottovoce che è perseguitato lui, non saremmo buoni di star lì a narrare con compiacenza gli episodi parlamentari, tirandosi di sotto la manica dello stifelius il manichino lucido col bottone d'oro, o attorcigliandosi la punta dei baffi incerottati. A me sembra un uomo di ferro coi muscoli d'acciaio. Udite come parla bene: la sua voce non sente della trepidazione o della inquietudine di chi s'aspetta a ogni momento di essere trascinato via dal seggio parlamentare come un delinquente".
      Più lo guardavo e più lo vedevo tranquillo. Alzava la mano per avvicinarsi la chicchera alle labbra e disperdeva le faville dei suoi diamanti alle dita con grazia femminile.
      Non c'è stata
      , diceva loro, "seduta più clamorosa di quella di quel maggio. Ero vicino a di Rudinì che mi aveva incalzato a prendere la parola e a finire gli avversari con una di quelle mie frasi che s'attorcigliano al collo e strangolano. Mi alzai in mezzo all'uragano e li accusai, colle due dita puntate verso loro, di essere "tinti di rosso," e di volersi imporre come i pasteurs du peuple, quando il popolo non sapeva vedere in loro che i suoi vibrioni. Pochi radicali avevano letto la commedia di Dumas fils, per capire il significato degl'infusorii che avevo buttato loro sulla faccia. Ma la tempesta non si fece aspettare. Saltarono in piedi coi pugni tesi e colla bocca piena di invettive".


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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