Il portinaio si sarebbe fatto la testa in due per provare la sua innocenza. Ma i signori della legge non capivano che i loro diritti.
Andiamo, precedeteci
, gli disse imperiosamente il signor Clement. "E voi pure", aggiunse col dito puntato verso la moglie del portinaio.
Ma io ho ordine di non lasciare entrare alcuno durante l'assenza del padrone.
Si fece innanzi il commissario di polizia, dicendo:
Sono io che comando ora in questo palazzo. Si ubbidisce alla polizia, quando si fa il vostro mestiere!
Suonò il campanello di nuovo.
Aprite
, diss'egli, "e lasciate entrare il mio brigadiere".
Il preteso commissario e il preteso prefetto salirono cogli altri, preceduti dal portinaio e dalla portinaia.
Nel salotto del marchese incominciarono gli interrogatorii.
Siete ammogliato?
gli domandò il commissario che dettava al cancelliere.
Sissignore
.
Avete figli?
Sissignore
.
Da quanto tempo siete al servizio del marchese Panisse-Passis?
Da diciassette o diciotto mesi.
Di tanto in tanto il commissario parlava a qualcuno dei suoi amici, pregando questo o quello di rammentargli una data circostanza.
Sì, signor commissario
, gli si rispondeva.
L'accusa che pesa su voi è grave. Voi siete accusato di avere fatta la girata al cheque di 200,000 lire che la compagnia del Panama aveva dato al marchese di Panisse-Passis. Non negate. Vi consiglio nel vostro interesse a confessare.
Non è vero, signor commissario, non è vero
, gridava il Pipelet. "In vita mia io non ho mai veduto 200,000 lire".
Voi negate e io vi darò delle prove.
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