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Avete il mandato di cattura?
Sissignore
.
È giunta l'autorizzazione a procedere?
domanda col balbettio nella voce.
Pur troppo
, rispose il delegato Ronga.
Il deputato in maniche di camicia pareva un morto in piedi. Si passò la mano sulla fronte che sudava freddo.
Il servitore era andato a comunicare la sciagura alle sorelle e ai fratelli, qua e là per il palazzo.
La scena fu piangevole. Le due sorelle colle lacrime agli occhi gli si gettarono al collo come se avessero voluto trattenerlo e convincere gli agenti della sua innocenza. Egli si lasciava baciare e bagnare le guance, intenerito, perduto, coll'ambascia che gli andava alla gola.
Non te ne andrai, Raffaele!
disse una delle due signorine, contorcendosi le mani dal dolore.
Sono innocente!
rispose l'onorevole Palizzolo con un accento che sentiva della sua disperazione. "Sono innocente, sono!" E rimase perplesso, come un uomo che cerca di riattacare il filo del pensiero interrotto. "Mi hanno calunniato!" aggiunse slacciandosi dall'abbraccio e incominciando a vestirsi.
Sono innocente!
Scordava le parole che pareva dicesse a sé stesso, qualche volta agitando la mano come per tradurre la sua impotenza contro la giustizia degli uomini.
Innocente! Egli parlava e io pensava al mio amico Tiraboschi e a me stesso e mi domandavo se non eravamo inconsciamente due infami che avevano prestato orecchio alle menzogne dei suoi nemici. Le parole dell'onorevole, prostrato dall'avvenimento, mi scendevano nel cuore come rintocchi funebri, come la confessione di un morente che non poteva mentire.
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Ronga Raffaele Palizzolo Tiraboschi
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