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      Permettetemi
      , diss'egli con voce quasi inaudibile, "permettetemi... Io soffro..."
      Dopo quell'attimo di costernazione il Palizzolo insorse con una punta di rimprovero.
      Domani, dunque
      , diss'egli con voce vibrata, "domani tutta Italia leggerà nei giornali che io sono stato arrestato!"
      Che vuol farci, onorevole. È una cosa che non si può impedire.
      Mi crede ella colpevole?
      Non l'ho mai detto.
      Il marchese de Seta mi crede colpevole?
      Non ne abbiamo mai parlato.
      Palizzolo si volse ai fratelli con queste parole:
      Non dubitate mai della mia innocenza!
      Ella, signor questore, permetta che mi si porti in carcere quello che mi sarà indispensabile; niente altro; lo faccia non per me, Palizzolo, ma per l'uomo che soffre.
      E la stessa vettura cogli stessi funzionari lo condussero alle carceri dell'Ucciardone, dove venne matricolato e chiuso nella cella numero sette, del nono raggio, dove una volta era stato chiuso Nicolò Barbato.
     
      16 dicembre. - Le mie impressioni sul Palizzolo non sono che quelle che può provare chiunque abbia la pazienza di consultare il materiale che Tiraboschi ha messo a mia disposizione. E da tutto ciò che ho letto e udito mi pare che l'autorità giudiziaria sia alla presenza di un timido, incapace di ammazzare una pulce. Egli, poeticamente adagiato nei suoi pensieri, può gustare come Lacenaire, il piacere divino di vedere morire l'uomo che odia, ma non credo che sia in lui l'audacia del Doubs che cova la vendetta e la compie colla propria mano, col proprio revolver o col proprio coltello.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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