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      Se ciò fosse avvenuto me ne avrebbe domandato ragione in tutti i modi.
      Ha affermato il cav. Notarbartolo che nel 1892 io fui indiziato per un altro assassinio. Peccato che la Magistratura italiana non abbia potuto provare la mia colpabilità.
      Si afferma che la Banda, la quale sequestrò Notarbartolo nel 1883, fu arrestata in un mio podere. Invece ricordo benissimo che lo fu in un podere della Contessa Colluccio, a due chilometri da una mia proprietà.
      Cinque anni è durata l'istruttoria di questo processo, e cinque procuratori generali, quattro prefetti e le autorità tutte nulla hanno trascurato per ricercare il vero colpevole di un assassinio che ha disonorato una intera regione. Nessuno mai poté trovare le più lontane tracce di responsabilità che si potessero a me riferire.
      Dal 1890 ad oggi il corpo elettorale di Palermo mi ha sempre eletto deputato e consigliere del Comune con votazioni plebiscitarie, alle quali presero parte anche i parenti del Notarbartolo. Ciò mi dà il diritto di ritenere che nessuno a Palermo divide gli apprezzamenti che il solo dolore ha potuto inspirare al figlio dell'assassinato.
      Non conosco il Carollo, non conosco il Garuffi, non conosco nessuno degli imputati, e posso affermare che anche più dello stesso cav. Notarbartolo desidero la luce piena ed intera.
      Dev.moR. Palizzolo."
     
      Mi è stato detto che il Palizzolo ha compiuto i suoi studi al Convitto dei nobili di Palermo, che illustrava - il verbo non è mio - il mattino dei suoi giovani anni nella repubblica letteraria come poeta, come autore drammatico e come prosatore.


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L'assassinio Notarbartolo o le gesta della mafia
di Paolo Valera
pagine 313

   





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