Il secondo è di avere dato poca importanza a un personaggio del dramma che doveva essere la chiave di volta dell'edificio che ho costruito. Augusto Bartolani doveva avere più spazio. Egli è una figuraccia, un confidente interessato, un intruso nel materiale d'istruzione; ma è anche la spia che elimina ogni dubbio, che dà requie alla coscienza più meticolosa e la convinzione alla coscienza del giurato. Come è, o signori, che quest'uomo in prigione, quest'uomo che ignorava l'assassinio di Emanuele Notarbartolo, quest'uomo che non conosceva i particolari della tragedia, ha potuto comunicare nella carcere napoletana al questore Lucchesi che gli autori materiali del delitto erano Fontana Giuseppe di Vincenzo, Garufi Pancrazio di Rocco Rosario e Carollo Giuseppe di Vincenzo? Sentite la deposizione del questore Lucchesi, e poi dite se non ho ragione di dolermi di non averlo piantato in mezzo al libro come l'uomo che spalancherà loro la porta dell'ergastolo.
Sa ella qualche cosa delle dichiarazioni del Bartolani?
Ero questore a Palermo. Una mattina andai dal Codronchi per ragioni di servizio. Di solito lo trovavo imbronciato. Mi venne incontro ilare, fregandosi le mani. Siamo vicini, mi diss'egli, a mettere le mani sugli assassini di Notarbartolo. Rimasi un po' incredulo. Il Commissario civile mi fece sedere e mi narrò che il procuratore generale di Napoli gli aveva scritto che un detenuto di quelle carceri voleva fare delle rivelazioni sull'uccisione di Notarbartolo, ma che non voleva farle che a un Ministro.
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