Tutti nervosi, tutti eccitati. Tutti si aspettavano di minuto in minuto il grido degli strilloni con i supplementi straordinari. I commensali spiavano il monarca. Bevevano e mangiavano automaticamente. Lo Czar, mangione come Luigi XVI, ingoiava una vivanda dopo l'altra senza che traspirasse dalle sue parole e dai suoi gesti un'allusione alla guerra.
- Sire, gli domandō la moglie di un ambasciatore al suo fianco, avremo la guerra?
Cadde dalle nuvole. Non ne sapeva niente. L'interrogazione non lo ha nč scaldato nč raffreddato. Egli rimase tale e quale.
- La guerra? Le rispose, non la voglio. Non la concepisco. In altri tempi, ai tempi di Paolo I, egli sarebbe stato strangolato dai propri cortigiani a tavola. Tempi di carne floscia. Tempi di menzogne e di malvagitā. All'indomani questo criminale del trono fece allestire una partita di caccia. Analgesetico come alla catastrofe di Kodinka, per la sua incoronazione!
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Intorno a una guerra č sempre una ridda di milioni. Lo Czar e i suoi eminenti Kuropatkine curavano pių la speculazione che la guerra. Tre navi russe vennero colate a fondo dai giapponesi. Qualcuno intorno all'imperatore divenne pallido. L'imperatore con il piglio del noceur, disse: "questa perdita č per me meno di una puntura di pulce". La costernazione di tutti era per lui uno svago. In Porto-Arthur, bloccato, i soldati russi cadevano come le mosche. Venivano mietuti dalle palle giapponesi, dalle febbri tifiche. La flotta nella baia veniva distrutta simultaneamente.
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