Se glielo si spiega ne dà anche venti mila. Una volta l'imperatore mi disse:
- Grigori, Stolypine mi spiace per la sua insolenza. Che devo fare?
- Tu non hai che da soggiogarlo con la tua semplicità.
- Come?
- Indossa una semplice blusa da paesano e ricevilo quando viene con un documento.
È ciò che fece. Stolypine entrò, vide lo Czar e disse:
- Come vostra maestà è vestita modestamente!
Lo Czar rispose:
- Dio stesso si compiace della semplicità.
Queste parole tapparono la bocca a Stolypine e lo resero più docile".
A noi, miscredenti o atei o antisuperstiziosi, queste rivelazioni sembrano invenzioni cerebrali di Rasputin. Non ai russi. Di bassi Rasputin ce ne sono in tutti i ceti. In suburra, nei bassi fondi, negli ambienti delle persone rispettabili e su su fino alla gerarchia massima del mondo sociale. Non c'è regnante russo che non abbia avuto il suo Rasputin. Quello di Nicola I si chiamava Ivan Korcicia. Quello di Alessandro III, morto a Livadia, in Crimea, era il famigerato prete Giovanni di Kronstad. Nelle due capitali sono venerate le sètte dei flagellanti come nei conventi italiani. Se ottenete di assistere alle rappresentazioni notturne nella chiesa del convento di Monforte vi strofinate gli occhi. Voi vedrete una ressa di uomini ignoranti e nudi che si cinghia, si scudiscia le carni per liberarsi dalle tentazioni. In borghesia trovate tutto. L'indovina che vi predice il futuro con un mazzo di carte. La donna che lascia cadere l'albume in una tazza di cristallo boemo e dai filamenti ne trae il vostro avvenire.
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