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      Fate come volete.
      Lo Czar Nicola passò nel vicino scompartimento donde ritornò con l'atto di abdicazione firmato. Vi facemmo dei cambiamenti. Lo Czar firmò di nuovo.
      L'orologio segnava le 11 e 50.
      Dopo di che ci strinse la mano.
      Partimmo recando nell'animo un sentimento di compassione per l'uomo che seppe espiare le sue colpe abdicando nobilmente e senza rimpianti".
      La rivoluzione era un fatto compiuto e legalizzato. Tutta la Russia leggeva sui muri la dichiarazione dell'abdicatario:
      Per grazia di Dio, noi Nicola II, imperatore di tutte le Russie, Czar di Polonia, granduca di Finlandia, ecc., a tutti i nostri fedeli sudditi facciamo sapere:
      Nei giorni della gran lotta contro il nemico esterno che si sforza da tre anni di assoggettare la nostra patria, Dio ha voluto sottoporre la Russia a nuova e penosa prova. Dei torbidi interni minacciano di avere una ripercussione fatale sull'andamento ulteriore della tenace guerra. I destini della Russia, l'onore del nostro eroico esercito, la fedeltà del popolo, tutto l'avvenire della nostra cara patria, vogliono che la guerra sia condotta ad ogni costo a una fine vittoriosa.
      Il nostro crudele nemico fa i suoi ultimi sforzi e si avvicina il momento nel quale il nostro valoroso esercito, d'accordo con i nostri gloriosi alleati, abbatterà definitivamente il nemico.
      In questi giorni decisivi per la vita della Russia abbiamo creduto nostro còmpito di coscienza facilitare al nostro popolo la stretta unione e l'organizzazione di tutte le sue forze per la rapida realizzazione della vittoria.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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