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      Voleva la continuazione della guerra in un ambiente in cui si era stufi di morire per la gloria della patria. Egli è stato preso per un gambettista, un uomo che non parlava che dell'onore nazionale. Forse era in lui del Jules Favre, oratore spavaldo, con prosa patriottarda. Ai tempi del '70 Jules Favre aveva affermazioni eroiche come lui. Egli aveva affermato che i tedeschi non avrebbero avuto nè una pietra nè un pollice di terreno. Si è veduto!...
      Travaglista della terza Duma, della "Duma nera", respingeva con orrore la volontà dei sovietisti che non volevano più sapere degli eserciti con l'occhio nella schiena. Si sentiva il girondino.... Non si ricordava neppure più che l'abolizione della coscrizione era un caposaldo della Comune. Via! Egli, senza ascoltare la voce del Paese, continuava a disseminare discorsi vuoti e fracassosi. Rifiutava di cacciare in fondo alla fortezza di Pietro e Paolo la coppia imperiale. Uomo di legge, voleva che nessuno fosse al disopra della legge. Lui, alla testa del Governo provvisorio, non avrebbe mai permesso che l'abdicatario cadesse nelle mani dei fanatici. Con un discorso focoso di più ore asseriva davanti ai delegati della nuova Russia, che non c'era autorità legale che potesse mettere in istato d'accusa il sovrano. Come? Si domandava l'uditorio. La rivoluzione non ha precedenti. Rovescia tutta la legalità dell'antico regime. Essa crea un nuovo stato d'animo nazionale. Egli non voleva imprigionamento crudele per l'uomo che scioglieva la Duma che non gli piaceva dopo tre mesi e che mandava in prigione per sei mesi chi presiedeva una seduta ch'egli chiamava "illegale". Come è toccato al ministro degli Esteri del Governo provvisorio.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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