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      Bisognava avere la bontà del marzapane per tollerare fra i vivi Nicola. Nicola che ha tolto tra la seconda e la terza Duma il diritto di voto ai paesani e che nel 1907 ne ha fatto condannare più di 4000 dai tribunali reazionarî! È lui che ha popolata la Siberia di contadini. Nicola ve li mandava a "catene" - li mandava nel paese glaciale, dove i prigionieri erano bastonati e sottomessi ai lavori forzati, con le mani e i piedi carichi di ferri! E Kerenski lo proteggeva con la legge! Per soddisfare un po' l'opinione pubblica si è convenuto di frugare nei letti dell'imperatore. Si rivelava idealista, nutrito di chimere. Si contraddiceva. Aveva idee confuse. Le sue aspirazioni di ieri combattevano quelle di domani. Addio ai sogni dell'Internazionale! Non voleva collaboratori. Voleva essere solo. Il lavoro di eloquenza lo ammazzava. Qualche volta sveniva. Ma non smetteva. Non chiamava aiuti. Intanto sommosse, fucilate, a intervalli un po' dappertutto. I contadini non volevano più lavorare la terra degli altri. Gli operai uscivano dagli stabilimenti padronali con la testa in rivolta. Il Soviet - vale a dire il Consiglio di più di duemila delegati proletari - incominciava a dissentire da lui. Kerenski non capiva neppure la necessità della soppressione della stampa borghese. In tempo di guerra civile, l'ancien régime deve perire completamente. I giornali czaristi non potevano essere che immorali - come era immorale la tipografia borghese. Kerenski sentiva più il '48 con le insurrezioni disordinate che la Russia del 1917. La stampa nemica era una oppressione come era una oppressione l'industria sfruttatrice.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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