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      Marat, Danton, Robespierre gli facevano orrore. Egli orava e riposava e non udiva il vento popolare che strepitava per le sue indulgenze.
      Riassumo Trotzki.
      Durante la guerra civile, il diritto di servirsi della violenza non appartiene che agli oppressi. Se la violenza fosse praticata dagli oppressori sarebbe immorale. La Pravda (la Verità), l'organo del primo cittadino russo, cioè di Kerenski, non capiva neppure la confisca. Confiscare i terreni, confiscare le Banche, confiscare gli stabili, confiscare le proprietà imperiali, confiscare tutto. Confiscare o perire. I kerenkisti che vivevano di utopie del passato regime vedevano in ogni movimento l'agonia del bolscevismo. Ma era anch'essa un'illusione. Non c'erano sepoltori per il bolscevismo. Esso andava via per il suo stradone convinto che la rivoluzione era sua. Kerenski non aveva che il potere. Potere effimero. L'avvenire non gli dava più salvezza che in una fuga. Si doveva preparare, dicevano le masse del Soviet. Egli è un politicante, un salvatore di glorie nazionali.
      Kerenski sorrideva e lasciava vivere i giornali che lo lusingavano, gonfiandolo, facendogli una statua. Con Kerenski i quotidiani che appestavano l'aria rivoluzionaria non cessarono la loro funzione nefasta che quando comparvero sulla piattaforma Lenin e Trotzki. È allora che si disinfettarono le due capitali con una sovietata. Inutile. Kerenski, ci ricordava John Burns, operaio divenuto ministro in Inghilterra. Raggiunto il potere, gli oratori dalla prosa ampollosa finiscono il lor compito.


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La catastrofe degli czars
di Paolo Valera
Libreria Editrice Avanti Milano
1919 pagine 125

   





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